La giardiasi (o lambliasi) è una parassitosi intestinale cosmopolita causata dal protozoo parassita flagellato Giardia lamblia. La trasmissione è legata all’ingestione di cisti presenti in acque contaminate da feci. Dopo un periodo di incubazione, in genere della durata di 1-2 settimane, la malattia si manifesta con decorso clinico silente o con sintomi di natura gastrointestinale quali diarrea acuta a risoluzione spontanea oppure cronica, steatorrea, malassorbimento e perdita di peso. Solitamente non si verifica alcuna invasione extraintestinale, eccezion fatta per un quadro di artrite reattiva.
Riportiamo un caso di giardiasi complicata con nefrite interstiziale acuta diagnosticata con biopsia renale in una paziente di 54 anni ricoverata per alterazione degli indici di funzionalità renale (creatininemia: 3 mg/dL; clearance della creatinina misurata: 20 mL/min) con esame obiettivo, radiografia del torace ed ecografia addominale nella norma. Esami di laboratorio: elevazione di VES e PCR; leucocitosi eosinofila e anomalie urinarie; autoimmunità e ricerca di catene leggere urinarie negative; complementemia nei limiti. Lo screening per infestazioni rivelava la presenza di Guardia Lamblia nelle feci. Si intraprendeva terapia con metronidazolo (500 mg/die per sette giorni) e vigorosa idratazione.
A causa della persistenza di insufficienza renale si effettuava agobiopsia renale che concludeva per nefrite interstiziale con un denso infiltrato di linfomonociti e polimorfonucleati in assenza di lesioni glomerulari e cn immunofluorescenza negativa (fig.1). Nonostante la terapia si verificava progressione dell’insufficienza renale che suggeriva l’avvio di terapia corticosteroidea con metilprednisolone 250 mg/die per tre giorni con tapering per due settimane. Gradualmente si assisteva al miglioramento della funzione renale e recupero totale in sei settimane.
Il coinvolgimento renale in corso di infestazioni parassitarie è polimorfico. La nefrite interstiziale è una reazione di ipersensibilità estremamente rara in tali situazioni, probabilmente legata a predisposizione genetica o allergica. Questo caso conferma la necessità di ipotizzarne l’insorgenza e diagnosticarla tramite biopsia renale.